03 Mag Revoca Porto d’Armi in caso di Denuncia Penale
E’ sempre prevista la revoca del porto d’armi in caso denuncia?
Come spesso accade, fatti di cronaca di assoluta gravità, attirano l’attenzione mediatica e del legislatore.
Si sente spesso parlare di denunce inaudite di fatti gravissimi come ad esempio lo stalking dell’ex che non si rassegna o minacce provenienti da soggetti già noti alle forze dell’ordine, che troppo spesso si tramutano in fatti di sangue che occupano i salotti televisivi. Nella prassi però, al cittadino comune, all’amico gioielliere, al cugino rappresentante, allo zio guardia giurata, che necessitano del porto d’armi per il proprio lavoro, cosa accade se interviene una denuncia penale? La normativa, di recente novellata, ha previsto il così detto sequestro cautelare preventivo dell’arma e la sospensione del porto d’armi, ma quali conseguenze? Che tutela è prevista al cittadino che magari, incensurato, necessita del titolo autorizzativo di polizia, ad esempio, per l’esercizio della propria attività lavorativa?
In costanza di denuncia penale, la prefettura può avviare la procedura amministrativa per la sospensione o la revoca del porto d’armi, al fine di tutelare la sicurezza pubblica. Il procedimento amministrativo, a differenza di quello cognitivo giudiziario, è incentrato sulla discrezionalità della Pubblica Amministrazione, che “dovrebbe”, caso per caso, valutare in concreto l’attitudine del soggetto a far uso “improprio” del titolo “de quo”. A maggior ragione, secondo la giurisprudenza amministrativa, occorrerebbe particolare attenzione nell’istruttoria laddove al porto d’armi sia legata l’attività lavorativa.
Quali strumenti per la tutela? Ricorso in autotutela o ricorso giudiziario al TAR..
Avv. Alessandro Gammieri